California

3370 Km in venti giorni. E’ il nostro viaggio più lungo, ma ci siamo preparati bene prima.

Abbiamo imparato a camminare insieme agli amici e a superare gli ostacoli sul percorso

camminarecipri salita

 

 

anche se a volte la fatica era molta abbiamo sempre avuto aiuto quando è servito

seteautostopalle volte abbiamo usato le nostre gambe

bicicletta

 

 

 

 

 

ed altre volte è stato più veloce,

moto

o strano, o rilassante

mongolfiera

nave

 

 

 

 

 

 

e poi anche quando tutto sembra ben pianificato si è sempre pronti a cambiare percorso

piani

SAMSUNGmagari per arrivare a Lussemburgo.

Quale modo migliore di cominciare la nostra nuova vita che con una bel viaggio on the road? La mappa in cima riassume le tappe principali, qualche giorno a San Francisco per incontrare Luca che non può essere alla cerimonia, ma avrebbe voluto, e quindi andiamo noi da lui. Poi andiamo nei parchi, a Yosemite, a Sequoia e nella Death Valley; per camminare in nuovi paesaggi e abbracciare gli alberi più grandi di sempre. Che per abbracciarli devi essere in gruppo, e tenerti per mano. Una notte la passiamo a Las Vegas, ci rilassiamo per un giorno per poi tornare a fare qualche escursione al Grand Canyon, e più a sud, verso il Messico, fino a San Diego. Poi in qualche giorno risaliamo lungo la costa più famosa del cinema e dopo una puntata a Los Angeles ed un paio di notti nel Big Sur ritroviamo il nostro aereo a San Francisco. Ancora qualche ora e saremo di ritorno nella terra del Granduca.

Il programma è pronto!

Ottava puntata: Conclusione del ciclo bolognese

Dove:

L’enoteca del carro, via del carro

E’ cucina, via senzanome

Trattoria del rosso, via augusto righi

Orario continuato, è un triplo appuntamento gastronomico, è un tripudio lipidico ed è pure  mie spese. E’ un week end celebrativo, di una città che mi ha innamorato e merita l’amorevole compagnia. E’ anche un dovere ed un buon auspicio, che il nuovo anno porti progetti compiuti ed occasioni colte, una captatio benevolentiae alla realizzazione del tutto. Veniamo qui per il Marretti e per San Luca; che son due conti in sospeso, da sfidare come all’ok corral con un impegno gastrico ed uno podistico. A noi ci affascina la città, con i portici e i palazzi vecchi e le corti che si aprono all’improvviso, che non te lo aspetti.

Ci perdiamo nel vecchio ghetto a passeggiare inebetiti e non ci vuole molto ad entrare nell’enoteca del carro. Non, rien de rien / Non, je ne regrette rien / Ni le bien qu’on m’a fait, ni le mal / Tout ça m’est bien égal. C’è la Edith che canta in sottofondo, l’arredamento pieno e disordinato in quel modo in cui i miei colleghi trentenni si spettinano col gel al mattino. Quanto tempo ci mettono per dare l’impressione di essersi appena alzati? Se ti capita di svegliartici insieme magari loro al mattino c’hanno la riga da parte, e poi se li spettinano. Qui hanno i menu scritti sul cartone, a pennarello, tutto molto vintage e radical chic. Il prezzo no, quello è futurista. Tagliatelle al ragù di caccia, polenta ai formaggi, un ragionevole bicchiere di sangiovese del 2006. Il dolce è spettacolare, un pan di spagna alle mandorle spumoso coperto da uno zabaione ristretto, con molto marsala. Si mangia bene, ma il conto è da trappola e il fatto che non ci sia il menù prezzato all’esterno depone a pesante sfavore. Ti avvertissero prima magari ci andresti comunque, ma così ti senti adescato e l’impressione è che mi abbiano prostituito le canzoni della Edith. A leggere sull’internet pare abbiano pure solo quel disco, e allora se le cose stan così non me la sento di consigliarvelo.

La serata l’abbiamo preparata con cura. E’ un agguato al Marretti, che mi ha stupito nelle precedenti puntate, e al suo E’ cucina. Secondo la tassista via senzanome deve l’assenza di nome alla volontà di un cardinale, che visitandola quando ancora si chiamava via sfrega tette la ribattezzò come via dal Sozzo nome. Che poi è diventata senza nome. Sul perchè si chiamasse via sfrega tette abbiamo due opinioni: la tassista dice che era una via assai stretta e passandoci i pedoni si sfregassero i petti prominenti. L’internet dice che era una via di bordelli. Ora il fatto che il cardinale tra tutte le vie della città decidesse di prestare caritatevole opera transitando per una strettissima via densa di procaci prostitute un poco ci incuriosisce, teniamoci il dubbio che l’uomo fosse ingenuo più che semplicemente uomo. Non hanno le mezze bottiglie, andiamo con un tocai approvato da un “bella!” del cameriere. Quindi, zio, andiamo con due menù di pesce di tobru. Vai tra. Qui i camerieri sono molto giovani ed energici, trasudano ammirazione per il Marretti: sembra che li abbia adottati tutti. L’antipasto è come me lo aspettavo:commovente. Le crudità di tonno e verdure gli vengono proprio bene. In questo caso carciofo e albicocca. Straconvincente. Sul primo ci recapitano un laghetto di crema di cannellini su cui navigano dei gamberi in crosta. Buono, ma io faccio la crema di carote e patate con scampi che è più buona. Nessuna commozione. Secondo piatto, branzino e mela cotta su crema di zucca affumicata. L’affumicatura mi fa sentire molto in Romania, l’abbinamento è convincente anche se il tono della zucca è prepotente e trovare ancora il sapore del pesce divente difficile. Allo stremo delle forze finiamo con un trittico di dolci tra cui salvo i fichi col mascarpone. Questo poi non l’avevo detto prima, però Cipri, secondo me la tassista che ci ha preso al ritorno era una trans e la discussione che avete avuto sulla categoria delle tassiste donne aveva del surreale. Cioè non le ho visto il pomo d’adamo però aveva un voce da baritono!

Nessuno leggerà fino a qui, ma noi non facciamo le trilogie per incassare di più, vi ammazziamo con una mattonella di articolo! La trattoria del rosso invece vi ammazza con una mattonella di pasta al forno. Popolarissimo, sempre pieno, mettetevi in lista ed attendete. In due prendete un antipasto di crescentine ed un primo. Vi sentirete bolognesi nello stomaco e genovesi nel portafoglio. Soddisfatti a prezzi modici. La lista la scrive il cameriere di nome Mauro, quindi entrate e gridate “Mauroooo”. La cassiera non lo farà al vostro posto.

PREZZO: l’enoteca del carro è una tourist trap, se lo permette per la location, ma 16€ per un primo e 9€ per un dolce li usano arrotolati per tirare di coca, c’avranno questa spesa se tengono i prezzi così. E’ cucina ci propone la formula Marretti da 8 euro al piatto, onesto dall’antipasto al dolce. La trattoria del rosso ha la coda fuori a tutte le ore, il menu da 10€ e le portate a 7€ te lo spiegano il motivo.

VOTO: pieno, alla città, a Marretti, alla tourist trap ed al ristorante da studente, grazia ricevuta, grazie a tutti.

COMMENTO: maratona

Ore 08:00 (ed è domenica), son soddisfazioni andarci sul serio a San Luca. Venirci apposta qui per chiuderla questa idea. Fare la borsa al venerdì pensando alla corsa di domenica mi catapulta in altri tempi, più agonistici. Giuro che mentre mi cambio in camera , ok nel bagno della camera per non svegliare chi amorevolmente mi accompagna, sento odore di spogliatoio. Tensione sportiva. C’ho il fiato a mantice quando arrivo in cima, e il sole sorge dalle colline. Ci salutiamo e torno giu nella città.

PERCORSO (http://www.sportstracklive.com/track/detail/Andrea81/Running/459594): 12 km, ma un bonus pendenza non lo vorremmo mettere?

IMPATTO: positivo sull’umore, amo questa città

COMMENTO: son cose belle

Settima puntata: Amelie Poulain

Dove:  Da francesco, via mascarella, Bologna

Ore 21:30, è che io mi documento bene prima di uscire. Passo del tempo a leggere i commenti su tripadvisor, sul mangione, un giro su 2spaghi. A volte provo anche a leggere  e c’è qualcosa su dissapore. Un po’ il fatto è che ho tempo. Ho tempo di cui posso disporre parzialmente. E’ tempo di bassa qualità, di attesa, di riempimento. E’il tempo  ovattato che precede il cambiamento. E io ci scelgo il ristorante. Ci resto un po’ male se  scopro di essere l’unico avventore del locale. Non è che volessi ascoltare le conversazioni altrui, anche se sono solo stasera, è che lo sapete che non è un buon biglietto da visita, il locale vuoto dico. Il tempo passato in compagnia di un piattino di panelle, è tempo di qualità? Dedico soverchia attenzione alla degustazione della panella, la panella è il mio om. E’ un atto di liberazione cenare da soli in un ristorante vuoto. La panella è fritta. La panella è calda. La panella è. Io e la mia panella stiamo bene insieme. Il rapporto intimo che mi lega alla panella è proprio solido. Secondo il mio mentore, il Livio Cerini da Castegnate, la prima cosa da ordinare nel ristorante di un albergo sarebbe il brodo. A seconda della qualità di quel primo brodo saprete se fare la mezza pensione o meno. E allora vi dico che la prima cosa da assaggiare in un ristorante siciliano è la panella. Siete anche fortunati perchè arriva insieme ai grissini. Poi, come tutte le cose belle, le panelle finiscono. Dovrebbe essere il trionfo del pesce, e che sia. Due sarde a beccafico, come quelle della Rossella, poi ancora sarde impanate e fritte, alici marinate, cozze e due canocchie a chiudere l’antipasto. A quanto dice Francesco egli possiede un dito pollice adunco, tale che gli strascinati gli vengono a forma di orecchietta. Non gliene faccio una colpa e li gusto con cima di rapa calamari e cozze. E qui vedo un futuro per la mia pluripremiata esperienza con l’orecchietta alla cima di rapa, gli rubo la ricetta e mi propongo di riprodurla presto. La magica intimità con la panella è svaporata, ci son troppi sapori e questi piatti sanno di mareggiata, sono rumorosi. Per riappropriarmi della solitudine vedo però una bella opportunità. La creme brulee. C’è un silenzio che neanche ci hanno i piatti da lavare. Se non lo sento stasera, il rumore della crosticina che si rompe sotto il cucchiaino, non lo sentirò mai più.

Prezzo: 34€

VOTO:  (da 4km a 8km per le portate, da 2km a 4km per le bevande) 7km per antipasto e primo, 2km per il vino, 3 km per i dolci

COMMENTO: panella

Ore 07:00 non pervenuto

PERCORSO: 0km

IMPATTO: 0km-12km = -12km

COMMENTO: fare o non fare, non esiste provare

Sesta puntata: polpo sullo scoglio

Dove:  Da Maro, via broccaindosso, Bologna

Ore 20:30, il calorifero alle spalle di Vincè è un modello fuori produzione dagli anni quaranta. Di quelli che hanno davanti la grata in stile episcopale. Alla mia sinistra invece uno specchio appeso alla parete in pericolosa inclinazione. Un paio di stampe economiche completano le pareti. L’effetto retrò è anche piacevole. Se avessi una zia siciliana che nel 68 stava a parigi, ma poi ha sposato l’amico del cugino pescatore, il suo salotto sarebbe così. Se poi questa zia, inguaiata da una notte con la luna sulla spiaggia del paesello, palpitasse la mattina nei ricordi della Sorbona in salotto ci avrebbe anche questo cameriere. Se fosse una cameriera di pari livello mi darei 3 km bonus, ma è maschio e mi evito il supplizio addizionale. Ordiniamo arancini al nero di seppia, che scivolano e non si ricordano e crescentine ripiene di polpa di granchio e ricotta. Lasciano il
segno, ci tornerei solo per queste. Poi io andrei per la tagliata di tonno. Il ricciolone mi informa che il tonno sarà crudo all’interno e “va bene?”. Dico, le epidemie, le guerre, la dissenteria e la fiat duna possono non piacere. Ma il tonno crudo piace. Che lo chiedi a
fare? Regale. All’angolo nord ovest del piatto caponatina cilindrica, compatta, fredda. Al sud est pomodorino al forno, caldo. Congiunti da, dai che lo sapete, la riduzione di aceto balsamico, una frattura nera. Troneggia al centro il tonno. Leggermente panato, cotto all’esterno, cuore crudo. Me lo attraverso da parte a parte con gran godimento, sublimo con il bianco della casa. Al termine chiediamo un limoncello. Da polentoni in terra sicula. Terminato, sostituito con un rosolio al fico d’india. Ah, grazie che avete le scorte limitate di limone, profumino di spiaggia e infradito che sdrucciolano sul pendio, sole a picco e vegetazione ridotta. Una gita al mare.

Prezzo: 28,5€ (ma il rosolio ce l’hanno offerto)

VOTO:  (da 4km a 8km per le portate, da 2km a 4km per le bevande) 8km per antipasto e primo, 3km per il vino

COMMENTO: marò!

Ore 07:00, affezionato al parco margherita, io morandi non l’ho ancora visto, ma lui mi ha visto?

PERCORSO: 10,91 km

IMPATTO: 11 – 10,91 = 0,09 km

COMMENTO: costanza

Quinta puntata: aerosol in quattro quarti

Dove:  Cantina bentivoglio, via mascarella, 4, Bologna

Ore 21:30, iniziano a suonare alle dieci, che questa è la cosa più importante. Significa proprio che se volete cenare e sentire jazz dal vivo qui potete farlo, senza dover tirare l’aperitivo lungo sino ad ore improbabili. E poi sono in via mascarella, che si innesta nella
geografia di Bologna come una diramazione del centro, già affollata di locali e studenti, ed anche un negozietto di libri che non-ci-sono-entrato-ma-stasera-ci-vado. Poi a me piacciono questi fruttivendoli, che forse dovrei chiamare alimentari, che stanno aperti fino a tardi, di fianco al negozio di libri. In dieci metri di negozio ti mettono insieme cena e colazione. A Milano un posto così non c’è, da noi resta aperta l’Esselunga di via Papiniano. L’Esselunga dei single dove i lavoratori in carriera e i precari disperati, ugualmente ingabbiati nella griglia degli orari, si trovano a fare autoscontro di carrelli metallici per attaccare bottone. In luce al neon. In corsie chilometriche e asettiche. La funzione dell’alimentari bolognese è studentesca. Almeno io me la immagino così. Lo stesso studente che per definizione ha a disposizione il suo tempo si trova in notturna nel
suo negozietto impilato di merce, imballato di scatole, a prendere un pacco di pasta e due mele per domani mattina. Ci va di notte. Perchè gli va così e perchè la serata non la svolta all’esselunga.  Poi non ci va al bentivoglio. Quindi non c’entra nulla, ma era per mettervi
nello spirito di camminare in via mascarella, alle nove e mezza di un lunedì sera.
Visto che siamo in quattro e ci va di conversare il tavolo lo prendiamo al piano terra, sotto c’è la fossa del jazz con un palco di buone dimensioni e una ventina di tavoli. Li ci andrei da solo, a fare finta di capirne. Restando al nostro tavolo, bottiglie alle pareti, fotografie antiche o anticate. Arredi in legno scuro. Camerieri gentili e rapidi. Luigi sceglie il chianti.  Partiamo con gli antipasti, crostoni con prosciutto crudo o speck, formaggio ed aceto balsamico. Da commozione, ho la lacrima facile a Bologna. Per me una spuma di mortadella e tigelle, non vorrei essere campanilistico, ma finora le tigelle casalinghe che mi hanno fatto una volta i Gala-Melli sono state le migliori. Queste vanno al secondo posto.  Procedo con un esperimento di pappardelle con ragù bianco di coniglio, broccoli e cipolle. La pasta è buona, non speciale, i broccoli croccanti, il coniglio e le cipolle se la cavano. L’insieme gira, ma non decolla. Tra i compagni si distingue il brasato, da plauso. Chiudiamo con una coppa al mascarpone, che è buona, però non mi spuma e si descrive bene con la citazione “un tiramisù senza biscotti”. Onirico, vorrei un tavolo riva palco, per amanti magri che non vogliono conversare, dalla carta osate il vino, no al mascarpone, tenetevi per lo zabaione.

Prezzo: 29€

VOTO:  (da 4km a 8km per le portate, da 2km a 4km per le bevande) 7km
per antipasto e primo, 3km per il vino, 2 km per i dolci

COMMENTO: bologna note

Ore 07:00 il quattro quarti mi ispira un ideale giro d’orologio intorno a bologna. Un’ora in circonvallazione per il periplo della città. E qui si vede che Bologna è davvero piccolina, si lascia circondare opponendo morbida resistenza (semaforica), e si popola di studenti sugli autobus e automobili abbondanti. Da Porta Saragozza le indicazioni per San Luca sono il preludio dell’ultima corsa. E lo vedi il pendio boscoso, è proprio piccolina e con le  colline intorno, come nelle canzoni. Ci si potrebbe anche vivere.

PERCORSO: 12,15 km (http://www.sportstracklive.com/track/detail/Andrea81/Running/428050 )

IMPATTO: 12,15 – 12 = 0,15 km

COMMENTO: polveri sottili

Quarta puntata: rovesciata F.C.

Dove:  Osteria il Rovescio, via pietralata, Bologna

Citazione: “Ho questo ricordo di aver baciato un tipo con la barba. Mi ha rubato il  portafoglio!” dalle memorie universitarie di un maschio bolognese.

Ore 21:00, star della serata il Melli con i suoi amici, ex coinquilini, ex compagni di corso, ex viveur. Ci ho dimestichezza coi tassisti ultimamente, mi faccio portare diretto all’Alto  Tasso.
Vineria con musica dal vivo, un bicchiere di greco di tufo, due assaggi. Un tipo sul palco che soffia nell’armonica con convinzione, giuro che se non avessi questa missione del recensore potrei fermarmi qui. Ammazzarmi di frittatine e tarallucci, moltiplicare i bicchieri
di vino. C’è una bella aria da circolo. Al termine di breve dibattito, da cui emerge lo sostanziale estraneità del Melli dalle scene bolognesi ormai da troppo tempo, la truppa si rischiera all’osteria il Rovescio. Attraversiamo il territorio del glorioso Pratello Football
Club, siamo nel cuore bolognese di Bologna. L’osteria ha una trentina di coperti in un’unica sala, arredata semplicemente, tovaglie di carta e sedute in legno. Soffitto basso, pareti con mattoni a vista e qualche quadro. A me piace quello del pagliaccio col nasone luminoso e ruotante. Mi ricorda IT, film che non ho mai visto, libro che non ho
mai letto, mi fa paura solo a pensarci. Il tema del locale è il chilometro zero, quindi prendiamo un sangiovese di romagna. Vado per il piatto degustazione e arriva una portata ampia, con una decina di assaggi, frittatine, verdure, un paio di tigelle fatte con la farina
di castagne, coniglio in umido, un arrostino. Chilometro zero, nel senso che arrivano dalla cucina di casa, sembra di essere ospiti da amici, una coppia sui cinquant’anni che vive in campagna. Che si sono conosciuti in IBM, due con stipendi importanti. Si ritirano in campagna in questa idea bucolica di vita. Tra l’orto, un abbozzo di vigna, il trattore cingolato anni sessanta rimesso in sesto in qualche modo. Ah che sogno. Che noia. E invitano gli amici. Tutto buono, genuino, salutare, ma che noia. Tutti i sapori amalgamati nel pentolone della genuinità. Lo capisco che vi eravate stufati della riduzione di balsamico su tutto, delle videoconferenze guerreggianti. Però questa è cucina rassegnata. E la tigella alla castagna? Fosse stata con due gocce di balsamico ridotto almeno…

Prezzo: 39€ (ma 18€ sono di vino)

VOTO:  (da 4km a 8km per le portate, da 2km a 4km per le bevande) 6km per il menu, 4km per il vino

COMMENTO: domestico

Ore 07:00, devi farlo per i tuoi lettori, mi dico così mentre mi alzo per andare a cercare Morandi. Parco Margherita, ormai è il mio preferito. Due giri, rischio il pepper spray per ripetuto e ravvicinato sorpasso di jogger sola. Involontario, stavo esplorando il
parco. Mi allontano allungando il passo, torno nel traffico, due falcate e sono in albergo.

PERCORSO:  10,91km (http://www.sportstracklive.com/track/detail/Andrea81/Running/424415 )

IMPATTO: 10,91 – 10 =0,91

COMMENTO: C’era un ragazzo che come me amava i beatles e i rolling stones

Terza puntata: pub crawling

Dove: Pane vino San Daniele, viale Altabella, Bologna;

Ore 20:00, comprensivi i colleghi si fanno carico della mia missione gastronomica. Mezza giornata oggi? E facciamolo questo sacrificio, usciamo in strada prima di notte.Porta a vetri su una via della transumanza universitaria, ingresso stretto, corridoio lungo il bancone con esposti salumi e formaggi. Una sala con una trentina di coperti in tavolate da osteria. Ambiente spartano, più paninoteca che ristorante. Apprezzo poco l’assenza di finestre, meno ancora il cielo azzurro dipinto al muro (che con 30 euro il mio imbianchino lo fa meglio).Scopro che il prosciutto San Daniele è friulano, però quando lo accompagni a tigelle e crescentine (sorta di gnocco fritto) e una bottiglia di lambrusco diventa un piatto tipico bolognese. Credo. Il menu è concentrato sul paradigma San Daniele e qualcos’altro. Prendiamo un tagliere misto per due e un paio di piatti San Daniele e funghi o formaggi. Servizio lento e sadico (fame). Tagliere con lardo, mortadella, salame e San Daniele. Un paio di formaggi e sottaceti. Tigelle durette, crescentina verso l’unto. Che voto ti posso dare?
Diciotto politico. Lambrusco allegro. Quantità sufficiente. Locale da pranzo. Recensione poco loquace.

Serata in ripresa con il giusto pub crawling dopo cena. Teambuilding.

Prezzo: 15€

VOTO  (da 4km a 8km per le portate, da 2km a 4km per le bevande) : 4km per il tagliere, era anche buono, ma proprio niente di particolare, 3km per il vino.

COMMENTO: turista

Ore 08:10, ah che bella dormita.

PERCORSO: non pervenuto.

IMPATTO: 0 -7km = -7 km

COMMENTO: comodino

Seconda puntata: perdizione

Dove: Cucina 24, viale Masini, Bologna

Citazione: “Io c’ho la foto con Marretti su facebook, insieme a quella con i Negramaro”

Ore 20:00, da vero anarco insurrezionalista qual sono abbandono l’ufficio per primo. Non è il genere di rivoluzione che bramavo da bambino, ma tant’è. Stasera si va da Marretti. Noto personaggio televisivo, anchorcook de la prova del cuoco. Essendo io anarco insurrezionalista non ho la televisione, io lo sputo a Marretti. Hotel Masini, ingresso luminoso, un grazioso lounge introduce all’area riservata ai tavoli, ben distanziati, finalmente. La formula proposta è composta da quattro piatti tra cui scegliere: carne, pesce cotto, pesce crudo o arcimboldo. Unica scelta concessa, per il resto siamo alla mercè del cuoco di Palazzo. Infatti ecco che mi infilano un antipasto sotto al naso. Io a Marretti lo sputo. E subito non mi è chiaro, è una frittata? Con le patate? E il pomodoro? E’ una bruschetta? Ma è piccante. E sopra una foglia di radicchio precoce. Epifania: tortilla de patatas con topping di gazpacho. E’ quel genere di gusto da esplorare. Marretti io ti scatarro, cos’è questa? Cucina creativa? Sono anarco insurrezionalista stasera, non mi freghi. Il vino è molto anarchico, è il vino del contadino. Pesce crudo. Carpaccio di tonno, temperatura gradevole, ben condito. Contorno di verdure, come… al forno forse, non si capisce, assaggio va. Quella che ho mangiato finora era l’ombra della zucca nella caverna di Platone. Questa è La Zucca. Cieco a tentoni trovo la melanzana, questa è terrena, ma ancora ottima. E quella? Una patata? No, una Pera. La Pera Cotta (chi l’avrebbe mai detto, una pera cotta Buona). In lacrime termino il piatto. E adesso? Mi istruiscono i colleghi, son di casa. Buffet di dolci. Mi ricompongo, la meccanica del buffet la conosciamo per l’aperitivo, applicatela a un frigo di creme. Un pianale di biscotti. Le mousse al cioccolato mi colgono. Meditazione al cucchiaio. Marretti perdonami. Mi appare la Clerici coperta di veli azzurri e biondità insolitamente luminose. Levita. Si avvicina. E io capisco. Per espiare la mia mancanza di fiducia nelle moderne divinità devo un voto alle antiche. E allora andrò, correrò fino alla Chiesa della Beata Vergine di San Luca, in cima a quel colle appena fuori Bologna. E ho tempo fino al 16 dicembre per farlo.

Prezzo: 17€
VOTO:  8 km per la portata principale, 3km per il vino, 3 km per i dolci, 2 km bonus per il prezzo.
COMMENTO: santo subito

Ore 07:00 il mio voto è San Luca, il mio saio il solito completino ridicolo. Però invernale questa volta. Missione esplorativa per tracciare il percorso di avvicinamento al santuario. Circonvallazione e Subsonica mi fanno tornare anarco insurrezionalista. Al km 4 incontro le indicazioni per i giardini margherita. Faccio due giri del parco, a spingere che tanto poi si torna. Uscendo effetto fionda e svolta a dx. Bella strada. Nuova. Nuova? Confuso nella Zucca ho smarrito la strada. Gmaps aiuta, chiuderò a quota 13km. Rientro in affanno per la colazione. Anarco insurrezionalista forse, puntuale in postazione la mattina sicuro.

PERCORSO: 12,74 km

IMPATTO: 12,74 – 16 = -3,36 km

COMMENTO: espiazione

Prima puntata: Maiali con le dita

Dove: Roadhouse Grill, viale Stalingrado, Bologna.
Citazione: “Ci sono anche 10 dita, ma uno da solo non ce la fa a meno che non sia un bue http://www.lerecensionidititti.com/2008/06/roadhouse-grill.html#ixzz1drQXKuJS
Ore 22:00, barcolliamo dall’ufficio alla Roadhouse Grill, l’ultima spiaggia a portata di piedi. Locale enorme, inni alla mucca alle pareti, grigliona a vista (ma protetta da un vetro), un plotone di camerieri veloci e precisi; se fossi stato in USA potrei dire che mi ricorda la vacanza in USA, ma non ci sono stato. Siamo in nove, oltre alla truppa ospitiamo un cliente ed un nostro Pezzo Grosso. Gli ordini seguono il tenore di “Filetto Mignon New York” o “Contorno di fagiolini” (non pensavo che li avessero i fagiolini in un posto così).
Cose raffinate. Io, baldanzoso: “Dieci dita!”. Qui significa dieci costine di maiale cotte lentamente e cosparse di salsa barbecue. Non mi badano, almeno finchè arriva il mio piatto: silenzio, imbarazzo.
Un pezzo di maiale da mezzo metro, rilucente di salsa barbecue, assediato da patatine fritte. Allento la cravatta, poso la giacca, respiro. Un sorso di birra. Io un coltello così non l’avevo mai visto, è un coltello moltiplicato per 1,5. In questa occasione è utilissimo, affetto, trancio, scolpisco e divoro. La carne è veramente cotta lentamente, assomiglia per consistenza al maialino cotto intero. Cottura ottima, qualità della carne buona. La salsa barbecue è opinabile, dolce, insistente e coprente. Le patatine fritte sono affettate per bene e sottili al punto giusto, anche se in questa occasione un po’ molli. Sono già stato qui ed altre volte sono state straordinariamente buone. Stasera mediocri. Birra senza arte ne parte, magari avrei gradito una Bud, non la vedo in lista. I commenti ironici sul mio piatto mi spronano, metodico, ingegnere tra bocconiani porto a termine il compito. Ripulisco il  decimo dito con una certa riluttanza, le prime lacrime mi rigano il volto, chiedo perdono al grande maiale. Mi consolo con un montenegro.
Prezzo: 26,40€
VOTO (da 4km a 8km per le portate, da 2km a 4km per le bevande): 5km per le costine, poteva essere un 7km, ma la salsa barbecue non mi è piaciuta, 3km per la birra e l’amaro;
COMMENTO: cow boyOre 07:00 l’acidità consiglierebbe di completare con due dita in gola, per riprendersi dall’eccesso di maiale. Invece stoico discendo la rampa di scale. Saluto il concierge che vedendomi in tenuta ginnica nemmeno risponde. A quest’ora mi saluta l’inserviente che spazza il parcheggio. Che invece quando esco per andare in ufficio non mi saluta. Medito sul collocamento sociale del completino ridicolo versione autunnale. Realizzo che ci sono 3 gradi, sono ridicolo ed ho anche un freddo barbone. Via Stalingrado. Questa mattina è guerra, il maiale mi lavora ai fianchi, stento a scaldarmi. Abbandono l’arteria cittadina, un semaforo rosso potrebbe stroncarmi. Mi inoltro nelle zone residenziali. Parco dietro la stazione centrale, due giri. Circuito fronte hotel, tre giri. Diesel,  non entro in temperatura. Mi arrendo. Pessimo.
PERCORSO: 6km scarsi

(http://www.sportstracklive.com/track/detail/Andrea81/Running/416753)

IMPATTO: 6km – 8km = -2km;

COMMENTO: maiale al deambulo